lunedì 22 gennaio 2024


LA VINUM - Tenuta di Ghizzano e la doppia anima del progetto Mimesi: Sangiovese e Vermentino

 

"L’inquadratura si allarga sulle morbide colline pisane impreziosite dall’influsso del mare. La famiglia Venerosi Pesciolini dal 1370 è proprietaria dell’azienda Tenuta di Ghizzano. La sede è ubicata nell’omonimo comune dominato dall’antica torre di avvistamento. Ci troviamo davanti ad un paesaggio di struggente bellezza dove la tranquillità regna sovrana. Le tipiche casette colorate rendono al quanto pittoresco questo borgo incantato, tra i più belli della regione Toscana. A tratti sembra di vivere l’atmosfera di una fiaba.
Arrivati in azienda troviamo un meraviglioso giardino all’italiana, mentre la vera e propria cantina si insinua sotto le fondamenta della Villa e i vigneti, tutto intorno, disegnano paesaggi dal forte richiamo rinascimentale. I titolari di questa nota realtà vitivinicola pisana desiderano fortemente tutelare l’ambiente circostante preservandone la salubrità e biodiversità. Tenuta di Ghizzano è di fatto un biosistema di 280 ettari di cui 20 vitati.

Ginevra Venerosi Pesciolini

La filosofia dell’azienda è stata sempre quella di abbracciare tecniche agronomiche il più possibile rispettose di terreni e piante ottenendo, infatti, la certificazione biologica nel 2008 e biodinamica Demeter dal 2018″, spiega Ginevra Venerosi Pesciolini, alla guida della Tenuta. Il progetto Mimesi è il frutto di anni di sperimentazione eseguite tanto in vigna quanto in cantina. Questa scelta attuata dalla sua famiglia ha segnato indubbiamente un ulteriore passo avanti in termini di espressività ed integrità del territorio. Le parole di Ginevra sono chiare ed esaustive e non lasciano spazio ad alcun dubbio circa la direzione intrapresa dal gruppo. “Per Mimesi abbiamo scelto le vigne storiche e recuperato metodi antichi di coltivazione e vinificazione riproposti, però, in chiave moderna. Una scelta che dopo un duro lavoro ci ha permesso di raggiungere risultati significativi. In cantina i vasi vinari scelti sono anfore, che grazie alla loro particolare porosità favoriscono una lenta maturazione del vino rispettando la purezza del frutto. Da questo modus operandi nasce la scelta del nome: Mimesi. Dalla filosofia greca il desiderio di imitare la natura nella sua autenticità, riprendendo l’arte antica dell’osservare e studiare la natura per coglierne l’essenza più profonda”.

Il parco e la villa

Il progetto è giunto alla sua terza vendemmia mediante il Terre di Pisa Sangiovese Mimesi 2020 e il Costa Toscana Vermentino Mimesi 2022. I due vitigni in questione rappresentano da sempre il fiore all’occhiello della viticoltura regionale. Sono inoltre due cultivar dotate di estrema versatilità e fungono da vero e proprio simbolo per l’azienda. Attraverso il loro contributo la cantina è riuscita ad esprimere al meglio il carattere di queste colline. Le uve crescono su terreni in gran parte costituiti da sedimenti marini, con sabbie argillose più o meno calcaree punteggiate di fossili di conchiglia. L’azienda produce circa 80.000 bottiglie l’anno. I vigneti sono a cordone speronato a differenti densità a seconda dell’epoca dei reimpianti che si sono susseguiti dal 1989 ai giorni nostri. Il clima da queste parte è piuttosto mite perché influenzato dai venti marini, senza estremi di temperatura e soprattutto rischi legati alle gelate primaverili.

In vigna è importante far respirare i terreni, a tal proposito vengono seminate interfilare circa 30 diverse varietà di semi. Vengono utilizzato soltanto rame e zolfo a basse concentrazioni. Ogni parcella è vendemmiata rigorosamente a mano e i grappoli, condotti in cantina in piccole cassette areate da 20 kg, dopo un primo passaggio sul tavolo di cernita, scivolano nella diraspatrice e da lì – almeno le uve destinate ai due vini di punta – finiscono in carrelli di acciaio da 4 q.li dove vengono poi delicatamente “pressate” con i piedi. Sia per la fermentazione alcolica che per la malolattica sono usati solo lieviti indigeni e qualsiasi operazione procede per gravità. Per il progetto Mimesi Tenuta di Ghizzano, dopo un periodo di ricerca e continue sperimentazioni, ha scelto i vasi vinari in Cocciopesto Drunk Turtle e in terracotta Tava. Queste due tipologie di anfora sono coerenti con la filosofia produttiva aziendale. Quest’ultima punta a preservare l’integrità del frutto nella sua purezza espressiva e ad esaltare le peculiarità del territorio circostante. Questo materiale, grazie alla sua particolare porosità, riproduce la lenta maturazione del vino e favorisce la micro-ossigenazione.

Oltre alle due etichette di Mimesi che a breve illustrerò, l’azienda produce anche il Veneroso, un blend di sangiovese e una piccola percentuale di cabernet sauvignon. Al suo fianco troviamo il Nambrot da uve merlot, cabernet franc e petit verdot. Completano la gamma il Via di Mezzo, ovvero un sangiovese in purezza, il Ghizzano Rosso e Ghizzano Bianco; il primo è un sangiovese con un piccolo saldo di merlot, il secondo un blend di varietà tipicamente toscane a bacca bianca ovvero vermentino, trebbiano e malvasia bianca. Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, il Passito IGT San Germano ottenuto da uve trebbiano, malvasia bianca e colombana di vecchi vigneti, oltre a due tipologie di Olio Extravergine d’oliva.

Costa Toscana Vermentino Mimesi 2022
L’annata 2022 è stata piuttosto complessa e caratterizzata da un inverno privo di precipitazioni e alte temperature che si sono registrate sin da maggio. Una primavera quasi totalmente orfana di piogge, tutto ciò ha aiutato ad evitare gli attacchi di funghi patogeni. L’estate è stata torrida e colpita da grave siccità, se non che le piogge di agosto sono arrivate al momento giusto accelerando così di fatto la ripresa della maturazione degli acini. Ad inizio settembre si è praticamente conclusa la vendemmia delle uve vermentino provenienti da un solo vigneto: Il Mulino. Il vino affina 4 mesi in anfora di Terracotta TAVA sulle fecce fini.
Paglierino vivace, tonalità luminosa e un buon estratto secco. Il respiro è particolarmente fresco, spigliato, meno esuberante rispetto ai vini facenti parte della stessa denominazione, ed a mio avviso è un bene. Con lenta ossigenazione emergono lentamente e con garbo suggestioni agrumate di cedro e mandarino, un bel floreale che si divide tra la mimosa e il biancospino e un’eco salmastra – e in parte iodata – che richiama fortemente il mare.
Gran bella progressione al palato: risulta un vino succoso, verticale e dotato di una lunga scia sapida che si confonde con la bevibilità intrinseca in totale assenza d’alcol percepito. Perfetto in abbinamento ad un piatto di mezzemaniche aglio, olio, peperoncino, pomodorini gialli, basilico fresco e calamari spillo.

Terre di Pisa Sangiovese Mimesi 2020
La stagione primaverile è stata regolare così come la distribuzione delle piogge, le viti hanno pertanto raggiunto un buon equilibrio vegetativo. La gelata dell’inizio di aprile ha colpito alcune porzioni del vigneto di Santa Maria, soprattutto l’area dove viene allevato il sangiovese. Riguardo il Mimesi 2020 provengono unicamente dal cru La Torricella. L’azienda ha attutato una drastica riduzione della resa senza intaccare in alcun modo la qualità della materia prima. Le continue piogge di giugno hanno agevolato lo sviluppo della pianta, al contrario i mesi di luglio e agosto, ben soleggiati, hanno favorito la regolarità dell’invaiatura. Grazie ad una pioggia abbondante avvenuta il 17 di agosto le uve hanno raggiunto la maturazione fenolica. Il vino affina 14 mesi in anfora di Cocciopesto Drunk Turtle e un anno in bottiglia prima della messa in vendita.
Veste rubino vivace, luminoso e con unghia granata; è possibile notare anche una buona consistenza. Il suo respiro è garbato, soave: i frutti rossi, tra cui ribes e ciliegia matura, pian piano emergono portando con sé una coltre balsamica e speziata che vivacizza il quadro olfattivo. Trascorsi 15-20 minuti dalla mescita i toni risultano ben più complessi e ricchi di effluvi minerali, e boschivi, in parte riconducibili al terriccio bagnato e all’humus. In chiusura erbe officinali ben fuse tra loro. Grande complessità mantenuta anche a 24 ore dalla mescita.
Ne assaggio un sorso e la sinergia tra sapidità e freschezza è la prima cosa che apprezzo di questo Sangiovese, lo stesso che non pecca assolutamente in termini di profondità/densità gustativa. L’alcol è ben fuso all’interno di una materia di tutto rispetto, caratterizzata da un tannino percepibile e una piacevole nota ammandorlata finale. L’ho abbinato ad un piatto di pici al ragù di cinghiale."

Andrea Li Calzi

Vedi l'articolo 

Loading...